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Mercato, Lautaro, Icardi, Inzaghi e il futuro. Inter, Zanetti parla a 360 gradi

Mercato, Lautaro, Icardi, Inzaghi e il futuro. Inter, Zanetti parla a 360 gradiTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
martedì 7 maggio 2024, 00:19Serie A
di Alessio Del Lungo

Javier Zanetti, vicepresidente dell'Inter, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di DAZN, iniziando a parlare della vittoria dello scudetto: "Che cosa resta? Soprattutto la felicità dei tifosi e poi il percorso fatto, dall'inizio a quando abbiamo vinto il campionato. Simone, i giocatori e lo staff hanno fatto un grandissimo lavoro. La squadra è forte, ma andava dimostrato sul campo. E con grandissima personalità hanno fatto vedere che era la più forte".

C'è stato un momento in cui Inzaghi è stato a rischio esonero?
"Da parte nostra no, però c'è stato un momento di difficoltà. Non solo del mister, ma di tutti noi che lavoriamo all'Inter. I risultati non arrivavano, soprattutto in campionato".

La finale di Champions è stata la svolta?
"Già il fatto di essere arrivati in finale è stato un grande traguardo. Tutti pensavano che il Manchester City dovesse vincere facile, invece poi vedendo come si svolgeva... Rimane il rammarico, potevamo vincere, ma da quella gara siamo usciti con la consapevolezza che eravamo una grande squadra che poteva lottare per traguardi importanti".

Quanto ha inciso Inzaghi?
"Tantissimo, ha portato le sue idee. La squadra giocava bene, si divertiva, perché lui ha dato serenità, calma e consapevolezza di essere una squadra forte. Si impegna tanto anche a bordo campo, ci tiene, i ragazzi lo seguivano in tutto e si vedeva l'atteggiamento in ogni partita".

Come ha vissuto il cambio di ruolo Calhanoglu?
"Ha accettato questa sfida, il mister gli ha dato tantissima fiduicia e lui si sentiva un grande protagonista. È stato importante non soltanto in fase difensiva, ma anche in attacco".

Come è nata l'idea Thuram?
"Sono stati bravi Piero (Ausilio, ndr) e Baccin che lo seguivano da tanto. Lui ha avuto un infortunio al ginocchio, lo abbiamo aspettato perché avevamo grande fiducia in lui. Quando arrivi in un campionato come il nostro non è facile adattarsi, lui lo ha fatto subito. Ha trovato questo feeling con Lautaro fin dall'inizio ed è stato determinante".

Avete mai pensato che senza Lukaku non sarebbe stata la stessa cosa?
"Nessuno discute la bravura di Lukaku, si è comportato molto bene con noi. Abbiamo vinto con Antonio uno scudetto e lui è stato determinante. Poi ha scelto di non restare, ne abbiamo preso atto...".

Non se lo sarebbe mai aspettato.
"Nessuno se lo aspettava per la tempistica. Se lo avesse detto prima la strategia nostra sarebbe stata un'altra. Anche per noi è stata una grande sfida trovare un'alternativa. Si è creato un gruppo umano molto importante".

Lautaro resta?
"È contento all'Inter, così come lo è la sua famiglia. Dimostra grande senso di appartenenza, ha ricoperto in modo esemplare il ruolo di capitano. Quando Milito lavorava nel Racing lo seguivamo, ci parlavo spesso, Piero diceva che era forte forte, aveva 18-19 anni. Mi ha sorpreso quando fece 3 gol in una partita e disse che era contento per le reti, ma non della sua prestazione. Se a quell'età rispondi così, significa che ha qualcosa che ti fa riflettere. Era quasi certo che andasse all'Atletico Madrid, mi chiamò uno dei suoi procuratori dicendomi che c'erano dei problemi e che se fossimo ancora interessati ne avremmo potuto parlare. 'Subito', gli ho detto. Sono venuti a Milano, poi Piero è andato in Argentina e ha chiuso con il Racing. È migliorato ogni anno, ora ha raggiunto una maturità importantissima ed è un riferimento".

Come si migliora l'Inter?
"Tutti i ragazzi si sentivano importanti, ognuno che entrava dava il suo contributo. Mi viene in mente Carlos Augusto, ma anche Darmian,che è intelligentissimo. Tutti volevano mettersi in mostra, ne abbiamo vinte tante alla fine perché ci credevamo, Frattesi ha segnato gol determinanti. La cosa più difficile è continuare, ma lo si fa lavorando alla stessa maniera, umilmente. Se vogliamo essere competitivi dobbiamo difendere ciò che abbiamo vinto. I presupposti ci sono, al di là del gioco, c'è un gruppo umano importante".

Quanto è importante la società sul mercato e non solo?
"Il mercato dipende le possibilità e le opportunità che abbiamo. Per vincere devi costruire una squadra fuori dal campo che lavora a pari livello con quella che lavora in campo. Quando vinci è facile, devi essere presente nei momenti di difficoltà. Palravamo dei momenti di difficoltà del mister? Lì la società deve supportarlo, aiutarlo a trovare le soluzioni... Se credi nell'allenatore lo fai sempre".

Come vivete la quotidianità dei rapporti con il presidente?
"Siamo in contatto sempre, ci chiede come stanno andando le cose. Era dispiaciuto per non poter esserci. Quando vede che la società funziona è tranquillo penso, sa che il club è in buone mani".

Che tipo di mercato sarà?
"Se guardi la finale di Champions sembra che non ci sia gap, ma in realtà c'è. Non possiamo competere con la Premier sul mercato, ma dobbiamo cercare di trovare le alternative, portare giocatori funzionali che sappiamo mettersi la maglia dell'Inter e giocare in una squadra con tante pressioni e obiettivi. Tutti quelli che abbiamo preso ci hanno dato ragione, speriamo che arricchisca la squadra anche chi arrivi".

Ripensa mai a Madrid? Che cosa resta del ritorno di Champions?
"Resta il rammarico perché abbiamo avuto l'opportunità di passare e non ci siamo riusciti, sia all'andata che al ritorno. Potevamo segnare quel gol... La Champions è la competizione dei dettagli, ma si impara da tutto".

Ci sono poche bandiere. L'Inter può regalarne una al calcio italiano?
"Sarebbe bellissimo, significa che uno sta bene e ci tiene. Lautaro sono 6 anni che è con noi, Bastoni, Dimarco, Barella... Se li vedi giocare e li senti parlare si identificano nei nostri valori. Mi piacerebbe tantissimo che facessero una carriera insieme a noi. Quando hai i grandi giocatori è normale che si interessano, poi sta a te rifiutare tanti soldi. Telefonate? Ne sono arrivate tante. La nostra tranquillità è che se te senti parlare i ragazzi nostri sono tutti felicissimi di restare. La Champions avrà tante partite, c'è il Mondiale per club, bisogna difendere il titolo... Dobbiamo fare una squadra molto competitiva".

Ha dato qualche consiglio a Dimarco?
"È cresciuto tantissimo, si sta vedendo la classe che ha. È un interista vero, lo dimostra in campo e anche fuori con i cori (ride, ndr)".

A Inzaghi piacciono davvero i suoi attaccanti. Non sono dichiarazioni di facciata.
"Quello che dice è vero, li utilizza tutti. Ci sono tante partite, tutti i mister hanno bisogno di tutti".

Dissero che il sogno di Icardi era diventare Zanetti con i tatuaggi. Lo sente ancora?
"Ci può stare questo suo desiderio. Le cose sappiamo come sono andate, è tanto che non lo sento, a volte lo vedo volentieri a Milano".

Potete aprire un ciclo?
"Noi non dobbiamo aprire un ciclo, il nostro è iniziato il primo anno di Antonio Conte. Gli ultimi 4-5 anni abbiamo vinto tanto, la squadra si è sempre dimostrata molto competitiva. Siamo stati bravi a far restare tale la squadra malgrado le uscite".

Come ha vissuto lo scudetto del Milan?
"Può capitare, era una grande occasione, ma sono stati bravi loro a guadagnarselo".

Più bello vincere da giocatore o da dirigente?
"Sono sensazioni diverse. Da fuori soffri di più, io sono strafelice. Il fatto di far parte di un qualcosa, ti rende molto felice".

Mourinho lo sente?
"Sì, sì. Adesso è tranquillo. Mi è dispiaciuto perché so quanto ci tiene per le sue squadre. Lui non si aspettava di essere mandato via così... De Rossi sta facendo comunque un grandissimo lavoro".

In tanti hanno detto che questa emozione è stata superiore anche al Triplete. Perché?
"C'era questa voglia della seconda stella, poi è arrivato lo scudetto contro il Milan e per come è stato il percorso aspettavano questo festeggiamento. Sono venuti tutti a festeggiare, è giusto. I ragazzi non se ne rendono conto adesso, ma hanno scritto delle pagini importanti per la storia del club".

Quanto si sente italiano e come vede l'Italia all'Europeo?
"Ormai mi sento italiano, i miei tre figli lo sono. Non dimentico la mia terra, ma l'Italia è diventato il mio Paese. Spalletti dovrà fare un grandissimo lavoro, purtroppo siamo mancati agli ultimi due Mondiali, nessuno se lo aspettava. Mi auguro di qualificarci al prossimo perché un Mondiale senza l'Italia non è un Mondiale".

Si aspettava il Napoli così in basso in classifica?
"Nessuno se lo aspettava. Il Napoli lo mettevo tra i protagonisti all'inizio del campionato".

Qual è il giocatore che è migliorato più di tutti?
"Mi ha sorpreso Carlos Augusto, non lo conoscevo. È molto intelligente, può giocare da terzino, da centrale, poi fisicamente non lo vedi mai in affanno e ha personalità. Mi piace molto Darmian, ovunque lo metti ha un rendimento alto. Frattesi ci ha dimostrato la voglia di spaccare tutto ogni volta che entrava, fa parte delle sue caratteristiche".

Quanto fastidio ha dato la sconfitta contro il Sassuolo a Inzaghi?
"Ha dato fastidio a tutti, a Inzaghi, ai giocatori, a noi. Il Sassuolo ha trovato il gol, si è difeso molto bene, le occasioni le abbiamo create. Ci teniamo a finire al meglio. Anche i ragazzi erano tutti arrabbiati".

Si può stare tranquilli per Lautaro? Sarà ancora il capitano dell'Inter?
"Sì, si può stare tranquilli. Lo ha detto anche lui".

Fa più paura il Milan, il Napoli o la Juventus per il prossimo anno?
"Non so se parlare di paura, rispetto per tutte e tre. Riconfermarsi è sempre difficile, ma sarà la nostra grande sfida".

Cosa altro sogna Zanetti?
"Poter alzare una Champions da dirigente".

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